Il ritratto costituisce una delle migliori realizzazioni di questo generedi pittura presenti nella sala 8 del Museo. Si tratta, secondo l'attribuzione sostenuta da Laura Martini, a lei suggerita da Roggero Roggeri, di un raro ritratto di Prospero Fontana, protagonista della vita artistica bolognese intorno alla metà del Cinquecento e nei decenni successivi, amico di papi come Giulio III e di potenti prelati come Pier Giovanni Aliotti, che gli riservarono una posizione privilegiata presso la corte pontificia, affidandogli numerose commissioni. Come osserva Laura Martini il dipinto poliziano, "lontano dagli esempi austeri dei ritratti di corte, si caratterizza per l'acuta indagine psicologica e per la vena di naturalismo schietto e vivace, di sapore nordico." In effetti i ritratti del Fontana, tanto elogiati dal Lanzi, si caratterizzano per le sottigliezze analitiche di gusto fiammingo e per una vena di naturalismo di stampo lombardo, come è possibile ammirare ad esempio nella raffigurazione del committente nell'"Annunciazione" della Pinacoteca di Brera (Milano) o nel "Ritratto di donna in poltrona" della Pinacoteca Nazionale di Bologna.