La tavola, tradizionalmente attribuita alla maniera del Signorelli, è piùpropriamente riconducibile, per gli accenti visionari e le forme scheggiate della composizione, al linguaggio manieristico di un allievo del Rosso Fiorentino, da identificare presumibilmente con Jacopo Coppi (1523-1591) o con l'aretino Giovanni Antonio Lappoli (1492-1552). Secondo Laura Martini infatti l'opera presenta affinità stilistiche con le pale realizzate dal Lappoli per le chiese di San Francesco ad Arezzo e Santa Maria del Sasso a Bibbiena. Nel Museo Civico di Montepulciano si conservano del Lappoli la pala d'altare dell'"Immacolata Concezione" (sala n. 6), capolavoro dell'artista, firmato e datato al 1545 e il "Cristo flagellato", a lui assegnato da Laura Martini (sala 5).