Il dipinto costituisce un raro esempio di pittura di genere tra le opere di piccolo formato della collezione Crociani . Già segnalato da Francesco Brogi (1863) ed elencato negli inventari del Museo come opera di Giovanni Paolo Castelli detto lo Spadino (Roma 1659/ 1730 ca.), esso è stato più generalmente attribuito da Laura Martini ad un pittore di ambito romano operante tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo ad una attenta analisi l'opera potrebbe essere di mano dello stesso pittore napoletano che ha eseguito i quadri dei fiori (numeri 157 - 164 ).