Il dipinto proviene dal lascito Crociani assieme alle altre due tele con cui costituisce una serie (nn. 149, 150). Nell'inventario Crociani (1861) le tele risultavano quattro, tutte con il medesimo soggetto. Il Brogi (1897) ne elenca ancora quattro confermandone l'esecuzione al pittore fiammingo Jan Miel (1599/ 1663). Della terza Carnevalata costituiente la serie si è persa traccia antecedentemente al 1961, data in cui le tele con questo soggetto presenti nell'inventario sono ormai tre. La pittura di genere contempla spesso tra i suoi soggetti l'illustrazione di feste carnascialesche preferendo scene di festosa verità e svago, accumunanti i vari ceti sociali. I dipinti si inseriscono a pieno titolo in questo filone di pittura decorativa che sceglie come modello il quotidiano. Laura Martini (2000) analizzando i dipinti ne riporta la produzione in ambito italiano: dovuti a un pittore di modeste qualità che si muove sulla scia della produzione fiamminga in ambito romano; sensibilmente vicino alle opere di Johannes Lingelbach (artista olandese di adozione in Italia dal 1640 al 1650), soprattutto negli sfondi architettonici in fuga prospettica trasversale, tanto da far ipotizzare alla studiosa che questi dipinti possano essere delle copie. La vivacità narrativa della festa in maschera appare bloccata da una conduzione pittorica sommaria e non esente da rigidezze nel disegno.