La tela appartiene al gruppo di quattordici dipinti donati nel 1897 al Comune di Montepulciano da Carlotta Brucalassi, vedova di Giovanni Paterni, camerlengo comunale fino al 1866: l'elenco dei quadri è annotato nell'inventario dei beni del Comune conservato presso l'Archivio di Stato di Siena e risalente al 1905.Il dipinto testimonia la ripresa di modelli seicenteschi, sostenuta a Firenze da Giuseppe Bezzuoli nei primi decenni del XIX secolo: in questo caso appare evidente il riferimento ad un prototipo figurativo e stilistico derivato da Carlo Dolci (Firenze 1616-1686), il maggior pittore fiorentino del Seicento, assai apprezzato dal Baldinucci e noto per la malinconia pensosa e la spiritualità ultraterrena delle sue figure, nonchè per la morbida qualità coloristica di tutte le sue composizioni, velate da infinite sfumature.