Il dipinto, ritenuto un originale del Correggio fin dai tempi della sua presenza nella Collezione Crociani (donata al Comune nel 1861) e segnalato da Francesco Brogi (1863) nel Palazzo Comunale come "maniera di Antonio Allegri detto Correggio", è in realtà, come suggeriva L. Monaci Moran nel 1990, una copia settecentesca della nota composizione eseguita dal pittore emiliano, appartenente alla serie di tele con gli Amori di Giove che fu commissionata all'artista dal duca Federico II Gonzaga, ceduta agli inizi del Seicento a Rodolfo II di Praga, quindi alla corte di Vienna. Molte sono le copie e derivazioni dall'originale del Correggio, tra cui anche numerose incisioni, come l'acquaforte eseguita dal fiorentino Francesco Bartolozzi (Firenze 1728-Lisbona 1815), che contribuirono largamente alla diffusione di questo soggetto e alla sua popolarità, protrattasi per tutto il XIX secolo.