Il dipinto, forse di destinazione privata, proviene dal legato Crociani con l'attribuzione, sostenuta anche dal Brogi (1863), a Giorgio Vasari (Arezzo 1511- Firenze 1574). Nel primo catalogo a stampa del Museo (1909) l'opera viene segnalata come copia dal Vasari ed è stata successivamente assegnata in via ipotetica a Orazio Porta, ricordato dallo stesso Vasari come suo aiuto negli affreschi di Palazzo Vecchio e più tardi nel ciclo della Sala Regia in Vaticano. Recentemente Laura Martini ribadisce la paternità dell'opera ad un allievo di Giorgio Vasari, come dimostra l'adozione di formule compositive proprie del maestro, ormai ridotte a sigla, con i personaggi costretti in uno spazio angusto in pose complicate.