Il bel "Ritratto di gentildonna", ricordato dal Brogi (1863) con una generica attribuzione ad ambito veneto del XVII secolo, è riconducibile secondo Laura Martini ad un artista fiorentino sensibile alla ritrattistica di corte di Giusto Suttermans, dal 1620 a Firenze al servizio del granduca Cosimo II. Il dipinto è vicino stilisticamente ad alcune opere del pittore fiammingo, come "Anna di Cosimo II de' Medici" della Galleria Palatina e "Anna di Cosimo II bambina". La stessa mano si riconosce nel "Ritratto di Margherita Gonzaga" di Poggio a Caiano.