Il dipinto, ricordato dal Brogi (1863) nel Palazzo Comunale di Montepulciano e da lui attribuito al pittore toscano Francesco di Cristofano detto il Franciabigio (Firenze 1482/83-1525), viene più recentemente assegnato da Laura Martini ad anonimo artista emiliano, presumibilmente bolognese, per i riferimenti al linguaggio classicista romano degli anni Quaranta del Seicento di ascendenza reniana. L'opera, di tono profano e di vivace effetto decorativo, tradisce la mano di un pittore di modesta qualità, piuttosto debole nel disegno e nella definizione plastica dei volumi.