La tavoletta, concordemente assegnata dalla critica a Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, proviene dalla collezione privata del primicerio Francesco Crociani ed è ricordata dalle fonti locali come opera del pittore piemontese, noto esponente della Maniera tosco-romana nella prima metà del XVI secolo. Il quadro, di piccolo formato, fu attribuito al Sodoma dal Frizzoni e da lui riferito alla tarda attività dell'artista intorno al 1540-1542, mentre Enzo Carli ne anticipò l'esecuzione al 1530-1535. Sulla base di una attenta indagine critica Laura Martini circoscrive ulteriormente la realizzazione della tavola entro un arco temporale ben definito e compreso tra il 1525 e il 1527. Il dipinto si colloca probabilmente in un'epoca successiva al soggiorno romano dell'artista (1508-1518), per le indubbie affinità stilistiche che lo legano alle opere eseguite a Siena quali lo stendardo dipinto per la Compagnia di S. Sebastiano in Camollia (oggi nella Galleria Pitti di Firenze), gli affreschi della Cappella di S. Caterina in S. Domenico (datati 1526) e il cataletto per la Compagnia di S. Giovanni della Morte (oggi nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena), con le quali l'opera poliziana condivide il chiaro riferimento a modelli figurativi raffaelleschi e spunti paesistici memori dell'esperienza di Polidoro da Caravaggio.