Il dipinto, ricordato da Francesco Brogi (1863) come opera di anonimo artista del XVII secolo, riconducibile alla maniera di Luca Giordano (Napoli 1634-1705), è stato più propriamente riferito da Laura Martini al pittore fiorentino Pier Dandini, allievo e collaboratore del più noto Vincenzo, il cui stile è facilmente riconoscibile per le minute e caratterizzate fisionomie, dal profilo appuntito. La composizione, assai mossa , caratterizzata da un forte luminismo e dall'uso di colori puri come il rosso del manto del re Assuero, appartiene ad un momento tardo dell'attività del pittore, influenzato dalle prove fiorentine di Luca Giordano e vicino alle pale d'altare con la "Decollazione del Battista" in San Giovannino dei Cavalieri (1692) e con il "Miracolo di San Vincenzo Ferrer" in Santa Maria Novella. Un dipinto di uguale soggetto a quello poliziano è apparso in vendita da Sotheby's nel 1979 (Cantelli, 1983). Alla bottega del Dandini viene riferito l'altro dipinto con "Mosè bambino davanti al faraone", esposto accanto a questo nella stessa sala del Museo.