Il dipinto, raffigurante l'episodio biblico del "Trionfo di Giuseppe l'ebreo", dopo la nomina a vicerè di Egitto da parte del faraone (Genesi 41, 42-44), tradizionalmente assegnato a Ventura Salimbeni (Siena 1568 ca. - 1612) o alla sua scuola, viene ricondotto da Laura Martini al catalogo del pittore senese Pietro Sorri, allievo di Arcangelo Salimbeni, il cui linguaggio artistico si distacca notevolmente da quello dei colleghi conterranei e risulta influenzato in larga misura dalla pittura veneta di Veronese e Tintoretto e da quella del cognato Domenico Cresti detto il Passignano, tenace sostenitore delle scelte formali degli artisti fiorentini. Il quadro poliziano, forse appartenente al secondo decennio del Seicento, si caratterizza infatti per il forte effetto scenografico delle architetture classicheggianti riprodotte, memori dei cicli decorativi post-raffaelleschi, di certo ammirati dal Sorri durante uno dei suoi numerosi viaggi romani compiuti tra l'ultimo quarto del XVI e il primo decennio del XVII secolo, per gli sbattimenti di luce, la materia pittorica mobile e la stesura a macchia con esiti di carattere bozzettistico propri del pittore nelle composizioni di piccolo e medio formato.