L'opera, che apre la sezione del Museo dedicata alla pittura di storia e di figura, proviene dalla collezione privata Crociani ed è stata restituita da Laura Martini al pittore Deifebo Burbarini, protagonista della pittura senese della seconda metà del Seicento, formatosi alla scuola di Raffaello Vanni (Siena 1587-1673) e approdato poi ad uno stile che alla magniloquente pittura cortonesca oppone una maniera fondata su un misurato classicismo, mostrando di apprezzare più il risvolto classico che quello barocco del maestro. Il dipinto è riferibile alla produzione della seconda metà del Seicento e degli inizi del decennio successivo, per le evidenti affinità stilistiche con altre opere di questo periodo, come le dolci e accostanti immagini di santa Maddalena e santa Caterina d'Alessandria nella Chiesa di San Niccolò al Carmine di Siena, nelle quali il moto contrapposto delle figure appare controllato da un ordine classico ben visibile nella modellazione delle forme, di forte evidenza plastica, dipinte come sculture antiche che si muovono con misurata chiarezza in spazi percepibili.