Il dipinto, di notevole qualità, raffigurante un cardinale che non è stato possibile identificare, viene ricondotto da Laura Martini all'ambiente romano del secondo quarto del Seicento, dominato dalle personalità di Pietro da Cortona e Andrea Sacchi. Il trattamento pittorico morbido e vibrante di luci, l'uso di una pennellata fluida seppure fortemente costruttiva, lo sguardo vivido e arguto di notevole espressività del prelato, avvicinano l'opera poliziana ai ritratti eseguiti dal Cortona per la famiglia Sacchetti tra il 1626 e il 1629, come quello del "Cardinale Giulio Sacchetti". Più attentamente Laura Martini individua legami stilistici stringenti con le opere giovanili dell'allievo prediletto del Sacchi, Carlo Maratta, destinato a divenire il principale esponente della corrente classicista. Il confronto più diretto viene stabilito con il "Ritratto del Cardinale di Retz", eseguito dal Maratta nel 1654/1655.