Non si conosce la provenienza dell'opera che risulta descritta nell'Elenco degli oggetti d'arte posseduti dal Comune di Montepulciano, risalente al 1905 e rintracciato presso l'Archivio di Stato di Siena. Il documento, che contiene l'inventario dei beni mobili di proprietà comunale, pervenuti dai diversi lasciti di privati (Crociani, Brucalassi Paterni, Ranieri Rossi, Italiano Zecchi) o dalle soppressioni dei conventi cittadini (Sant'Agnese, Sant'Agostino, San Francesco), non indica infatti, per questo dipinto, l'originaria proprietà, che rimane a tutt'oggi sconosciuta. Si tratta comunque di una interessante pala d'altare, derivata da un modello famoso, attribuito al pittore umbro Girolamo Troppa (1636-post 1716) e conservato nel Museo Civico di Todi. Il dipinto viene attribuito da Laura Martini al poliziano Bartolomeo Barbiani, formatosi nella bottega di Antonio Circignani detto il Pomarancio, attivo tra Toscana e Umbria, dove soggiornò a lungo - dal 1619 al 1628 è documentato a Todi - sviluppando un linguaggio figurativo che coniuga l' originaria formazione tardo-manieristica con le novità del naturalismo caravaggesco desunte dall'amico e collaboratore Andrea Polinori (Todi 1586-notizie fino al 1648) e forse direttamente conosciute in un viaggio a Roma, ma apprese anche attraverso le prove umbre di maestri come Rutilio Manetti, Orazio Riminaldi e Alessandro Turchi. La pala poliziana risale alla tarda produzione dell'artista, intorno al 1640, per le evidenti affinità stilistiche con le opere di questo periodo, come la "Visitazione" del Duomo di Amelia, la "Trasfigurazione" e il "sant'Ilario" (1640), rispettivamente nella Chiesa di S. Antonio e in quella di S. Ilario a Todi, o la "Conversione di San Paolo" nella chiesa parrocchiale di Avigliano Umbro, documentata al 1640.