L'opera, di qualità sostenuta e finora inedita, viene attribuita da LauraMartini ad Agostino Carracci, l'esponente meno famoso dell'omonima famiglia, fratello maggiore di Annibale e cugino di Lodovico, il fondatore della celebre Accademia bolognese. Noto soprattutto come teorico della nuova pittura e per la sua intensa attività nel campo dell'incisione, Agostino, come ricorda Cesare Malvasia (C. C. Malvasia, "Felsina Pittrice. Vite de' pittori bolognesi, Bologna 1678, edizione 1841, vol. I, pp. 83, 309) eseguì per il letterato Melchiorre Zoppi "...il ritratto della moglie già morta e sepolta, a mente, con un ritrattino di lui stesso in mano", che Laura Martini propone di identificare con il dipinto poliziano. Infatti, sebbene recentemente sia stata avanzata l'ipotesi che riconosce nell'opera firmata da Agostino con il "Ritratto di donna in veste di Giuditta" di Londra (London, Matthiesen Fine Art Ltd) l'effige di Olimpia Luni Zoppi realizzata dal maestro bolognese dopo la morte di questa avvenuta nel 1592, la descrizione del Malvasia è senza dubbio più confacente con l'immagine poliziana che con il quadro londinese. Il ritratto di Montepulciano, memore della grande lezione veneta, nella pennellata morbida e nella calda cromia, assai vicino stilisticamente alla tela del museo di Londra, fu presumibilmente eseguito da Agostino poco tempo prima del soggiorno romano del 1598, quando il pittore raggiunse il fratello Annibale.