La tela proviene dal lascito Crociani e si può annoverare tra le più interessanti della sala in cui è esposta: di notevole impatto visivo e fresca stesura pittorica. Il soggetto, legato alla poetica del quotidiano tipica della pittura di genere, lo ha fatto avvicinare al Bamboccio nell'antica inventariazione Crociani (1861). Spetta a Roggero Roggeri l'attribuzione ad Abraham Bloemaert (Gorinchem 1564/ Utrecht 1651). Il pittore olandese, di cultura manierista, si avvicinò al caravaggismo dagli anni venti del Seicento optando per forme più plastiche, scegliendo di preferenza temi bucolici e, più tardi, scene mitologiche. Il dipinto può quindi essere attribuito alla produzione matura dell'artista precedentemente allo scorcio degli anni quaranta, anni in cui il pittore si dedica a scene di più ampio respiro spaziale, più ricche di figure e di riferimenti all'antico. Laura Martini (2000) evidenzia le analogie con il gruppo di tele dell'autore pubblicate da Benedict Nicolson (1990), in particolar modo con il Suonatore di tamburo di Chicago, ove un giovane è ugualmente protagonista del dipinto, e il Suonatore di flauto del Museo di Utrecht, firmato e datato 1621.
